UNA SVELTINA IN AEROPORTO – 1^ parte - Parigi  - Bolzano Trasgressiva

UNA SVELTINA IN AEROPORTO – 1^ parte - Parigi - Bolzano Trasgressiva

Quando devo viaggiare porto con me dei libri per passare il tempo. Anche quella volta che, atterrata a Parigi, dovevo aspettare più di due ore per la coincidenza con Stoccolma. Finito di leggere il pallosissimo “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, mi sono diretta verso la libreria/edicola dell'aeroporto. C'era anche un uomo che faceva lo stesso tragitto, era solo, attraente e misterioso. Senza sapere perché, l'ho seguito. Aveva una 24 ore in pelle marrone e un cappotto grigio scuro sul braccio. Era alto, biondo, e si muoveva senza fretta curiosando tra libri e riviste, probabilmente anche lui aspettava una qualche coincidenza.
Ho osservato meglio i capelli. Erano biondo cenere, punteggiati di grigio, poteva avere dai 40 ai 50 anni. Volevo risolvere un altro mistero: il suo odore. Mi sono avvicinata col pretesto di afferrare un libro e ho respirato il suo forte sapore di maschio. Ho allungato il mio corpo fino a strofinarmi contro la sua minchia, mormorando delle scuse in inglese, e lui mi ha fissato sorpreso coi suoi splendidi occhi celesti. La sua reazione, strana dato che mi aspettavo solo indifferenza, mi ha incoraggiato. Ho di nuovo parlato, ma a voce più alta.
- This book is a fake! I need a good read to pass my hours...
Mi ha fissato ancora con un sorriso interrogativo e mi ha parlato in perfetto italiano.
- Mi scusi signorina, cosa vorrebbe leggere?
- Coma sa che sono italiana?
- Solo le ragazze italiane possono essere così belle... e poi sono mezzo italiano e mezzo svedese...
Ho capito che mi vedeva come una giovane ragazza. Indossavo una felpa nera scollata che mostrava il mio seno abbondante, dei jeans sfilacciati e una giacca a vento Colmar più che consumata,
Sorridendo, ho aperto lo zaino e ho tirato fuori il libro che avevo appena terminato.
All'improvviso, ha emesso una risata fragorosa e tutto il mio corpo ha vibrato al timbro basso della sua voce.
- Non creda a tutto quello che si dice sugli svedesi. Non siamo né freddi né nervosi come ci dipingono...
Quindi era italo-svedese. Minchia... Me lo sarei scopato proprio lì, sul bancone della libreria!
Cominciavo a pensare che forse sarebbe accaduto qualcosa di interessante. Sbirciai la fessa dei suoi pantaloni per controllare eventuali rigonfiamenti: niente. Però mi ha invitato per un caffè e ci siamo seduti al bar Fauchon. Lui ha preso un espresso, io un cappuccino con brioche, avevo fame.
CONTINUA

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